Una Storia di Bellezza
Ospitalità Cilentana
Boutique Hotel Palazzo Gentilcore a Castellabate è assai antico, risale al 1100. Fu fabbrica prima, palazzo gentilizio dal 1745 della famiglia De Angelis, sede del Comune e della Prefettura dal 1931, infine albergo dal 1967 a opera di una società tedesca. Fu il suo momento di maggior gloria, con il pianoforte sulla terrazza sommitale. Dai De Angelis passò a un’altra famiglia nobiliare, i Matarazzo.Le tredici camere sono tutte diverse fra di loro tranne che per il modulo del bagno, che prevede un box doccia a tutta parete con un elemento verticale con soffione e getti laterali e una doccetta mobile. Due delle 13 camere hanno due camere matrimoniali, ideali per le famiglie con figli. Alcune camere hanno degli archi in roccia viva che abbiamo voluto conservare. Li troviamo molto suggestivi oltre che segno del tempo e delle modifiche vissute dall’edificio, idem un angolo bruciato, che richiama i moti del 1828, memoria permanente impressa anch’essa nella materia viva dell’edificio. Abbiamo adottato le ceramiche di Vietri per i pavimenti con colori e disegni cangianti camera per camera rifacendoci anche a disegni di Giò Ponti, alcuni pavimenti alternano il legno di ulivo con le ceramiche di Vietri. Sono state dipinte a mano nella fabbrica Ceramica Artistica Solimene di Vietri. Le pavimentazioni degli spazi comuni sono in cotto di Ogliara, la patria del cotto salernitano. I nomi delle camere del Boutique Hotel Gentilcore si rifanno alle frazioni di Castellabate, Comune diffuso che comprende anche il litorale che fronteggia il golfo antistante il borgo. L’unica camera che non si rifà alle frazioni è la camera Castello perché ricorda il precedente Hotel Castello, che abbiamo acquistato nel 2018. I letti sono grandi, con materassi concepiti per facilitare il sonno.
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A ciascun’alma presa e gentil core
nel cui cospetto ven lo dir presente,
in ciò che mi rescrivan suo parvente,
salute in lor segnor, cioè Amore.
Già eran quasi che atterzate l’ore
del tempo che onne stella n’è lucente,
quando m’apparve Amor subitamente,
cui essenza membrar mi dà orrore.
Allegro mi sembrava Amor tenendo
meo core in mano, e ne le braccia avea
madonna involta in un drappo dormendo.
Poi la svegliava, e d’esto core ardendo
lei paventosa umilmente pascea:
appresso gir lo ne vedea piangendo.
Dante Alighieri
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